giovedì 7 agosto 2008










Marisa Provenzano, Qualunque cosa accada... amala, Aljon Editrice, 2008, 117 pp, Euro 11




“Qualunque cosa accada, accettala”. E’ questo l’imperativo, tanto ingiusto quanto banale, che la nostra cultura ci impone. Ma Sofia, la protagonista del romanzo di Marisa Provenzano, va oltre e lo trasforma, raggiungendo un livello di grande profondità, in Qualunque cosa accada… amala (Aljon Editrice). E questa è tutta un’altra storia, in cui la persona da oggetto della sorte diventa soggetto. I modi e i luoghi mentali dove questa trasformazione, basata sull’integrazione tra razionale, emozionale e affettivo, è resa possibile, permeano tutta la narrazione.Non è un caso che Marisa Provenzano abbia una formazione filosofica: tutta l’opera è pervasa da riferimenti concettuali che vanno dalla ricerca dell’assoluto alla giustificazione risignificante del piccolo e del grande evento.Il libro si inserisce nel contesto di quella letteratura che vuole comunicare una morale: qui è una madre che trasmette al figlio, con la parola, ma soprattutto con la propria storia, i valori al fermo possesso dei quali lei è giunta a un duro prezzo. Perché ha saputo leggere gli eventi e, non solo: ha saputo usarli per la sua crescita interiore.E questa trasmissione avviene con un linguaggio semplice, proprio di chi ha le idee molto chiare su ciò che sta dicendo, e con una coloritura emozionante. E qui ritroviamo la Marisa Provenzano poetessa che già avevamo avuto modo di conoscere ed apprezzare.Un libro, questo, da leggere su più piani. Se ne gode la prosa a tratti veramente poetica; si riflette sul senso della vita e, in essa, del dolore; si apprezza la capacità di riuscire a vivere fino in fondo ogni esperienza, senza paura, senza bugia; si avvia un dialogo con l’autrice ricordando – il libro porta inevitabilmente a farlo – il proprio passato; ci si sente parte di uno stesso universo.

Oreste Bellini

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